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Il nuovo PSA che evita la biopsia e indica l’aggressività del tumore prostatico

Un nuovo marcatore tumorale della prostata associato ad altri parametri, come età, volume prostatico sarebbero in grado di escludere il tumore della prostata (PCa) oppure sospettarne l’esistenza con il relativo grado di malignità.

Il nuovo marcatore si chiama PSA-IGM e è l’insieme del comune PSA (Antigene Prostatico Specifico) e delle IgM, componenti principali dell’immunità innata che sono in grado di legarsi ad un ampio spettro di antigeni tumorali e hanno un ruolo importante nella prima risposta alle infezioni, nella regolazione e proliferazione delle cellule immunitarie e dell’immuno-editing.

Alcune ricerche scientifiche hanno evidenziato che nel siero di pazienti con tumore prostatico (PCa) sono presenti sia la forma libera di PSA che la forma immunocomplessata PSA-IgM.

Inoltre, si è evidenziato che l’analisi degli immunocomplessi PSA-IgM per la diagnosi del tumore prostatico ha mostrato un’accuratezza maggiore rispetto al semplice PSA. Ma questo valora, da solo non basta a far sospettare con certezza il tumore. Perché ciò avvenga è necessario calcolare un nuovo indice diagnostico che si chiama iXip.

L’indice iXip si basa su quattro parametri clinici: PSA-IgM, il nuovo biomarcatore sopra descritto, PSA totale, Volume prostatico, che viene determinato con l’ecografia trans-rettale (TRUS) e l’Età.

Sulla base del valore di iXip, che può variare da 0 a 1, i pazienti vengono classificati in 5 classi di rischio: nullo, basso, medio, alto e molto alto; valori di iXip e relativa classe di rischio per Tumore della prostata (Pca).

      CHIO VALORE IXIP SENSIBILITÀ SPECIFICITÀ
Nullo < 0,2 100% 0 – 10,8 %
Basso 0,2 – 0,3 91,8 – 100% 10,8 – 34,3 %
Medio 0,3 – 0,5 56,7 – 91,8 % 34,3 – 70,9 %
Alto 0,5 – 0,8 1,9 – 56,7 % 70,9 – 100%
Molto Alto > 0,8 0 – 1,9 % 100%

Per ogni gruppo sono suggerite azioni diverse: per esempio, pazienti con valori di iXip <0.2 al 100% di specificità non hanno cancro alla prostata e possono evitare la biopsia

Inoltre è stato visto che maggiore risulta  il punteggio di iXip e più elevato risulta il Glaeson, cioè il grado di aggressività del tumore.

Trapianto del pene

È il dicembre 2014 quando ad André Van der Merwe ed alla sua equipe di Cape Town riesce un’impresa chirurgica mai realizzata precedentemente: il primo trapianto di pene della storia della medicina. Quasi 50 anni dopo Christiaan Barnard ed il suo trapianto di cuore (era il dicembre 1967), la città sudafricana torna a guadagnarsi le prime pagine dei quotidiani mondiali grazie ai pionieristici risultati della sua scuola chirurgica.

Il paziente, il cui nome è protetto dall’anonimato, è un giovane sudafricano sottoposto alcuni anni prima ad un’amputazione peniena a causa di una necrosi post-circoncisione. In alcune etnie del paese arcobaleno è tradizione la circoncisione rituale, effettuata da personale non sanitario e nell’ambito di una celebrazione che coinvolge tutta la comunità, come segno di passaggio dall’età adolescenziale alla piena maturazione come uomo. Purtroppo, a causa delle talora scarse condizioni igieniche in cui viene effettuata, ogni anno circa 200 ragazzi sviluppano infezioni e necrosi tali da richiedere un’amputazione totale o parziale dell’organo genitale.

Come spiegato più volte dal prof. Van der Merwe, la vita di un giovane ragazzo evirato è quasi una “non-vita”. La quasi totalità di questi ragazzi è affetta da grave depressione e patologie dell’umore, talvolta vengono posti ai margini della società, ed il tasso di suicidi è incredibilmente elevato. Questo problema sociale è stato uno dei motori che ha spinto l’equipe a sperimentare per anni, e poi mettere in pratica, quella che è stata una delle operazioni più rivoluzionarie degli ultimi decenni, tanto da meritarsi una pubblicazione su Lancet dell’agosto 2017.

Per alcuni anni, un’equipe multidisciplinare composta da urologi, chirurghi plastici, nefrologi, eticisti, psicologi e personale organizzativo di supporto, ha pianificato in ogni dettaglio gli step dell’intervento chirurgico sia di prelievo che di trapianto dell’organo, oltre a quelli circa il management della conseguente terapia immunosoppressiva e di preparazione e supporto al paziente.

La prima occasione è arrivata appunto nel dicembre 2014, con un intervento perfettamente riuscito, una ripresa funzionale dell’organo ed un radicale “ritorno alla vita” del paziente che, a due anni dall’intervento era addirittura diventato padre. A due anni e mezzo di distanza il secondo intervento effettuato, cui ho avuto l’onore di poter partecipare come membro dell’equipe, e di seguirne il follow-up per i successivi mesi, caratterizzato dalla discrepanza cromatica tra organo donato (di colore bianco) e paziente ricevente (di colore nero). Questa peculiarità è nata semplicemente dalla scelta del paziente, in lista d’attesa per l’intervento da circa due anni, di non rinunciare all’unico organo compatibile disponibile, nonostante la differenza di colore.

Difatti, uno degli attuali problemi organizzativi del trapianto di pene è la scarsità di donatori. Poche sono le famiglie che acconsentono al prelievo di tale organo dal cadavere di un proprio caro, anche quando acconsentono al prelievo di altri organi (reni, cuore, fegato, etc.).
Tra i due trapianti sudafricani, vi è stata anche l’esperienza del primo trapianto americano, effettuato dal Prof. Cetrulo a favore di un paziente precedentemente sottoposto ad amputazione a causa di un tumore penieno. Inoltre, un precedente tentativo solo parzialmente riuscito, era stato effettuato nel 2006 in Cina.

L’esperienza sudafricana ha dato il via ad una nuova opzione chirurgica, tecnicamente fattibile ed in grado di portare ad una soddisfacente ripresa delle funzioni sessuale ed urinaria. Resta l’incognita della terapia immunosoppressiva, intrapresa per lungo tempo in pazienti che sono generalmente di giovane età.

È presto per capire se tale intervento possa soppiantare altre tecniche di falloplastica e chirurgia ricostruttiva, ma siamo certi che i casi effettuati non saranno gli ultimi.

Terapia non chirurgica con collagenasi dell’incurvamento penieno acquisito. Gli ultimi dati.

Da circa un anno è stato approvato in Italia l’utilizzo delle Collagenasi di Clostridium Histolyticum per il trattamento delle placche calcifiche di Induratio Penis Plastica (Malattia di La Peyronie ) con un conseguente incurvamento penieno di almeno 30 gradi.

Questo farmaco, già utilizzato con buoni risultati per la contrattura delle dita della mano (Malattia di Dupuytren), è costituito da un enzima in grado di digerire il tessuto fibroso quando iniettato direttamente nella placca peniena. Tale meccanismo d’azione, associato a procedura di trazioni peniene porterebbe ad un “ammorbidimento” della placca con una riduzione dell’incurvamento. Uno sguardo alla letteratura più recente garantirebbe, dopo un ciclo di 3 iniezioni, una riduzione dell’incurvamento di circa 20 gradi con un significativo miglioramento dell’erezioni, dei rapporti sessuali e della qualità di vita. Tra gli effetti collaterali va sicuramente menzionato l’ematoma del pene, che si risolve entro qualche giorno, ma anche un minimo rischio di frattura del corpo cavernoso soprattutto se non vengono osservati i tempi consigliati di astinenza dai rapporti sessuali immediatamente dopo l’iniezione delle collagenasi.

Il trattamento con collagenasi, che è l’unico farmaco approvato ufficialmente per il trattamento non chirurgico dell’IPP stabilizzata, può determinare un effetto favorevole sulla placca e sull’incurvamento riducendo il ricorso ad un intervento chirurgico.

Va comunque ricordato come l’intervento chirurgico di corporoplastica garantisca migliori risultati in termini di raddrizzamento del pene e di eventuale rimozione completa della placca. Tuttavia, stiamo parlando di un vero e proprio intervento che, talora, può essere complicato e richiedere il posizionamento di patch o protesi peniene e, pertanto, non privo di complicanze.

In quest’ambito, il trattamento con collagenasi può essere proposto come una terapia non chirurgica con l’obiettivo di ridurre l’incurvamento, migliorare l’attività sessuale e la qualità di vita, riservando l’intervento chirurgico ai casi gravi o refrattari alle collagenasi.

Contro l’eiaculazione precoce arriva Fortacin

Fortacin ovvero lo “spray dell’amore”, è il nuovo anestetico che da qualche giorno è presente nelle farmacie italiane e serve a combattere l’eiaculazione precoce. La peculiarità di Fortacin, che è un insieme di due anestetici, lidocaina e prilocaina  è quella di avere un’azione anestetica a livello del glande ma non della cute del pene in quanto lo spray non attraversa lo strato corneo della cute e quindi non potrà pregiudicare la soddisfazione dell’orgasmo e della stessa eiaculazione. In particolare l’azione anestetica delle fibre sensitive a livello del glande da parte di Fortacin, dal punto di vista biochimico, si esplica ostacolando l’entrata del sodio nella cellula nervosa sensitiva del glande che non potrà quindi trasmettere l’impulso al midollo che darebbe luogo alla eiaculazione mediante la stimolazione delle fibre parasimpatiche.

L’azione dello spray anestetico è immediata in quanto inizia già dopo 5 minuti dalla sua applicazione e persiste per 40-60 minuti, tempo certamente sufficiente per un rapporto sessuale soddisfacente. Prima del rapporto però è necessario pulire il glande con un panno umido oppure lavare brevemente il glande con acqua, al fine di evitare di trasmettere il farmaco alla partner e irritare la vagina.

Dall’analisi dei dati degli studi clinici  si evince che Fortacin è stato in grado di prolungare lo IELT, cioè il tempo di latenza eiaculatoria dopo la penetrazione vaginale, già dopo la prima applicazione, ma il successo vero, importante, per almeno due rapporti al mese, si otterrebbe dopo tre mesi e aumenta in maniera esponenziale al 5° e 9° mese. Il farmaco potrà essere acquistato  (fascia C) in farmacia ma è necessaria la ricetta medica.

Assemblea dei soci Ass.a.i

Assemblea dei soci Ass.A.I in prima convocazione il giorno 17 novembre alle 07.00 sala convegni Casa per ferie cappuccini via Veneto 21 e in seconda convocazione il giorno 17 Novembre alle 19.30 sala convegno Casa per ferie Cappuccini a termine della sessione, con il seguente ordine del giorno:

  1. Dimissioni consiglieri
  2. Ratifica nuovi associati
  3. Elezioni nuovo consiglio direttivo
  4. Bilancio 2016
  5. Previsionale 2017/2018
  6. Eventuali e Varie

V CONGRESSO NAZIONALE ASS.A.I.

LOCANDINA QUINTO CONGRESSO

Il Congresso dell’Associazione Andrologi Italiani (ASSAI) è giunto alla V edizione.

LOCANDINA QUINTO CONGRESSO

Il programma rispecchia la mission dell’ASSAI,  l’approccio multidisciplinare alle problematiche delle coppie di oggi, numerosi specialisti, principalmente urologi, andrologi, ginecologi, biologi, psicologi e sessuologi si confronteranno “a tutto tondo” su importanti argomenti tra cui l’infertilità, la procreazione medicalmente assistita, i disturbi sessuali, ormonali e la chirurgia dei genitali. Le relazioni e le letture saranno occasione non soltanto per un aggiornamento ma anche per la presentazione di nuove terapie e test diagnostici oggi disponibili, come le nuove formulazioni per il trattamento del deficit erettivo, l’andrositol test per lo studio dello spermatozoo, la terapia con collagenasi per il trattamento delle placche peniene.

Verranno presentati i risultati relativi ad una indagine conoscitiva sulla sessualità condotta dai soci ASSAI su scala nazionale e le linee guida sull’infertilità di coppia, novità assoluta in ambito scientifico. Inoltre, verranno dedicate due relazioni all’influenza della genetica e dell’epigenetica sulla sessualità.

La presenza di giornalisti del settore fornirà lo spunto per una riflessione sull’influenza dei media e sui social network sulla coppia.

Crediti Formativi          13

                                                              

Modalità didattiche:

  • Lezioni magistrali
  • Serie di relazioni su tema preordinato

Evento multisponsor

Quota di partecipazione: gratuita

Modalità di iscrizione: 

L’iscrizione dovrà essere effettuata esclusivamente ONLINE sul sito del provider, al seguente indirizzo:

http://www.project-communication.it/

registrandosi sulla piattaforma e quando richiesto inserire la Keyword: ASSAIROMA2017

Certificazione ECM

Crediti Formativi          13

L’acquisizione dei crediti è subordinata alla partecipazione OBBLIGATORIA al 90% del corso e allo svolgimento online delle procedure ECM: superamento della verifica di apprendimento, compilazione della scheda di valutazione della qualità percepita e del questionario di rilevazione dei fabbisogni formativi.  Al termine del percorso, il discente potrà scaricare direttamente il proprio attestato con i crediti  formativi.

Vasectomia

CONTRACCEZIONE AL MASCHILE

Tra medici confusi e pazienti disorientati, la vasectomia continua a non trovare spazio in Italia.

La vasectomia, metodo di contraccezione maschile diffuso in tutto il mondo, rimane un argomento tabù in Italia. E così, tra vasectomie clandestine e turismo contraccettivo, il Bel Paese continua ad essere fanalino di coda in tema di contraccezione al maschile. Per questo motivo, nell’ambito delle iniziative volte a diffondere la cultura andrologica, l’Associazione Andrologi Italiani, intende dedicare ampio spazio al tema della contraccezione maschile informando la classe medica ed i pazienti riguardo questa poco diffusa, ma semplice e sicura, opportunità contraccettiva.

Parlando di contraccezione si tende sempre a pensare solo al femminile, parlando di pillola, spirale o legature delle tube. La sterilizzazione maschile, però, pur essendo molto meno diffusa, è considerata in assoluto il metodo più efficace e sicuro tra i rimedi contraccettivi a lungo termine. L’intervento è molto semplice e consiste nell’interruzione dei dotti deferenti dell’uomo, strutture in cui viaggiano gli spermatozoi prima di mescolarsi al liquido seminale al momento dell’eiaculazione. Dopo l’intervento, la coppia che sceglie responsabilmente questa forma di contraccezione definitiva, è definitivamente al riparo da gravidanze indesiderate, mantenendo comunque inalterata la funzione ed il piacere sessuale.
L’entità del fenomeno – La sterilizzazione chirurgica rappresenta, sia per l’uomo sia per la donna, uno dei metodi contraccettivi più diffusi nel mondo. Solo negli Stati Uniti circa 4 milioni di uomini e 10 milioni di donne si sono sottoposti ad intervento di sterilizzazione.Le stime mondiali parlano di oltre 60 milioni di uomini sterilizzati e del 5% delle coppie in età riproduttiva che hanno scelto questo metodo di contraccezione definitivo. In particolare, la pratica della vasectomia è molto diffusa in Nuova Zelanda (23%), Stati Uniti, Olanda, Corea del Sud (11%), Australia (10%), Cina (8%), India e Gran Bretagna (7%), e i più favorevoli sono gli uomini fra i 35 e i 45 anni di età. Negli USA circa 500.000 uomini, ogni anno si sottopongono ad intervento di sterilizzazione chirurgica, mentre in Cina, dove la popolazione rappresenta un quinto di quella mondiale, oltre il 50% delle coppie ha un partner sterilizzato con un rapporto uomo/donna di 5 a 1.

Il Caso italiano

In Italia il ricorso alla vasectomia è molto limitato rispetto ad altri Paesi europei ed è soprattutto svantaggiato dall’assenza di linee guida e di una legislazione chiara in merito. Inoltre, così come avviene nei Paesi a forte maggioranza cattolica, l’accostamento della medicina ai meccanismi riproduttivi dell’uomo viene troppo spesso letto come un’interferenza con la natura, con tutte le complicazioni etiche che ne derivano. Secondo i dati raccolti da Giovanni Andrea Coppola del Centro di Medicina e Biologia della Riproduzione Umana Tecnomed di Nardò,coautore di un dettagliato studio italiano sull’argomento, in termini numerici è difficile stabilire la reale incidenza di vasectomie nel nostro Paese. Abbiamo numeri precisi, ma certamente non corrispondenti alla realtà.Secondo i dati presentati nello studio – condotto in collaborazione con la Sezione di Microchirurgia Andrologica della Fabia Mater di Roma – in Italia dal 1999 al 2005, sono stati eseguiti 653 ricoveri per sterilizzazione maschile, 1.717 interventi di vasectomia e 397 procedure di sterilizzazione dell’uomo. Accanto a questi numeri ufficiali, però, bisogna considerare che esiste un sommerso molto difficile da quantificare. Parliamo di vasectomie eseguite clandestinamente, mascherate sotto altre procedure chirurgiche. Ed esiste anche il fenomeno del turismo contraccettivo. Sebbene in Italia vi siano specialisti che affrontano con serietà questo tema, abbiamo notizie di molti uomini che, non avendo trovato riscontri alla richiesta di sterilizzazione, hanno preferito varcare il confine. Per gli italiani la Svizzera rappresenta la meta preferita. Seguono l’Inghilterra e la Spagna. Tutto questo avviene per il timore, del tutto infondato ed ingiustificato da parte dei medici italiani, che si tratti di procedure fuori legge. Permane infatti l’opinione comune che tale pratica determini una menomazione fisica del soggetto e che il medico che la esegue sia passibile penalmente. Ma così non è. Dopo l’abrogazione avvenuta nel 1978 della norma che proibiva espressamente la contraccezione e la sterilizzazione chirurgica, e grazie alla legittimità della vasectomia sancita da numerose sentenze giuridiche, oggi la giurisprudenza italiana ritiene la sterilizzazione maschile una procedura pienamente lecita, sempre che questa venga eseguita previa volontaria e documentata autorizzazione del paziente.

Come funziona
La vasectomia è un intervento di semplice esecuzione, sicuro e poco traumatico. Si esegue in anestesia locale attraverso una piccolissima incisione e dopo qualche ora si ritorna a casa con un cerottino posto ai lati della sacca scrotale.Il Prof. Valerio D’Orazi – Ricercatore in Chirurgia Generale dell’Università Sapienza di Roma e Responsabile della Sezione di Microchirurgia Andrologica della Casa di Cura Fabia Mater di Roma – sottolinea, però, che l’uomo non diventa sterile immediatamente dopo l’intervento. Il risultato definitivo si ottiene dopo circa 90 giorni e deve essere confermato da almeno 3 spermiogrammi di controllo. Durante questo lasso di tempo è opportuno adottare metodi contraccettivi ausiliari.

E chi ci ripensa?
È stato osservato che circa il 10% dei soggetti sottoposti a vasectomia, per cause diverse, come ad esempio una nuova relazione sentimentale, decide di tornare indietro, richiedendo la ricanalizzazione dei deferenti. A differenza di quanto si possa immaginare, tecnicamente la vasectomia non è irreversibile. Per poter recuperare la fertilità è necessario sottoporsi ad un intervento in tecnica microchirurgica di vaso-vasostomia che consente di ricostruire il dotto deferente sezionato, ricreando un passaggio naturale agli spermatozoi. Le percentuali di successo variano a seconda della tecnica di vasectomia utilizzata e in relazione al tempo trascorso dalla procedura di sterilizzazione. Più il tempo passa, più si verificano degenerazioni strutturali dei deferenti che creano condizioni sfavorevoli alla ricanalizzazione. Nel corso di questi interventi di microchirurgia ricostruttiva, quindi, è consigliabile effettuare un prelievo di spermatozoi dal testicolo da crioconservare in una banca del seme. Questo accorgimento permette alla coppia di tentare eventuali tecniche di procreazione assistita qualora l’intervento microchirurgico dovesse fallire.

Un po’ di storia: da punizione ad anticoncezionale
Le differenti tipologie di sterilizzazione esistenti sono distinguibili principalmente in base alla loro finalità. La storia ha spesso documentato il ricorso a forme di sterilizzazione effettuate non per esigenze cliniche o contraccettive, ma inflitte sulla base di diverse motivazioni. Nel passato il termine “sterilizzazione” evocava atrocità e punizioni; si ha notizia di interventi di sterilizzazione punitiva inflitta ai prigionieri politici, comminata come pena verso persone colpevoli di delitti sessuali o prescritta come prevenzione contro criminali recidivi ritenuti pericolosi per la società. Nel 1899, Albert Ochsner, futuro chirurgo all’Università dell’Illinois, pubblicò un articolo dal titolo Surgical Treatment of Habitual Criminals, in cui elencava i benefici che la società avrebbe tratto dalla sterilizzazione dei criminali mediante vasectomia. Nella storia più recente, si è poi registrato il ricorso ad una forma di sterilizzazione detta “eugenica” il cui scopo era il miglioramento della razza e che è stata condannata come crimine contro l’umanità. La sterilizzazione curativa o terapeutica, tesa cioè a salvaguardare la salute del soggetto, non ha mai suscitato particolari problemi di natura etica. Inoltre, quando il fine perseguito è la regolazione delle nascite o l’impedimento della generazione non dettati da ragioni terapeutiche, si parla di sterilizzazione contraccettiva o anticoncezionale. Quest’ultima è una pratica piuttosto recente che ha cominciato a diffondersi a partire dagli anni ’50 del secolo scorso e si è andata estendendo sempre più rapidamente negli ultimi decenni. Alcuni Stati e organizzazioni internazionali hanno utilizzato questo atto medico per contenere l’incremento demografico in Paesi con elevati tassi di natalità, rendendo questa modalità di sterilizzazione particolarmente diffusa nel sud del mondo, come successe per esempio in India negli anni ’70.

Spermiogramma

Nella popolazione occidentale la fertilità maschile sembrerebbe diminuire a causa dei diversi fattori ambientali, come per esempio la presenza di inquinanti endocrini, cioè sostanze capaci di interferire negativamente sul corretto funzionamento degli ormoni. Gli Andrologi si sono quindi interrogati se oggi i parametri di normalità del liquido seminale individuati dalla World Health Organization (WHO) nel 1999 siano ancora validi per definire la possibilità l e a probabilità di concepimento. Proprio per questo è stato pubblicato su Human Reproduction Update un lavoro di T.G. Coopere colleghi in cui vengono stabiliti i nuovi parametri di riferimento di fertilità maschile.

Dal 2010 nei laboratori sono quindi entrate in vigore le nuove linee guida, pubblicate con il nuovo manuale edito dalla WHO, in cui i valori minimi di riferimento sono stati stabiliti grazie al su citato studio di Cooper et al. condotto su 1900 uomini di comprovata fertilità, vale a dire che hanno ottenuto la gravidanza nella partner entro un anno di rapporti liberi.

Rispetto alle precedenti edizioni, le attuali linee guida sono più ampie e contengono argomenti nuovi come la crioconservazione degli spermatozoi e il controllo di qualità dei laboratori che eseguono l’analisi.

I parametri di normalità sono stati misurati ed espressi in percentili, che di fatto descrivono la probabilità di ottenere una gravidanza in relazione allo stato dei parametri seminali.

Dalla tabella si evince che possono essere considerati fertili tutti gli uomini con parametri dello spermiogramma che superano quelli indicati dal 5° percentile, tenendo conto però che quanto più questi parametri saranno superiori al 5°, tanto maggiori saranno le probabilità di successo.

I valori di riferimento sono però soltanto indicatori di fertilità e non la garantiscono. La situazione seminale infatti va interpretata insieme ad altre informazioni sulla coppia, come età, stili di vita, frequenza di rapporti, condizione ginecologica della partner.

È importante inoltre considerare che lo spermiogramma è soggetto a grandi variazioni individuali e periodali (stress emotivo, febbre, esposizione a fonti di calore, stress ossidativo, uso di farmaci etc. ), per cui andrebbe sempre ripetuto e confermato prima di una diagnosi definitiva. Inoltre dobbiamo sottolineare che il liquido seminale è un fluido biologico le cui caratteristiche possono alterarsi in funzione di un’errata tecnica di esecuzione, per cui la veridicità del risultato potrà essere garantita solo da operatori specializzati.

Infine è corretto sottolineare come il 5% dei soggetti dello studio di Cooper abbiano comunque ottenuto una gravidanza pur avendo spermiogrammi con valori inferiori a quelli di riferimento. Da ciò si può dedurre che il solo spermiogramma non è sufficiente per la valutazione della fertilità maschile e che la diagnostica dovrebbe essere approfondita in laboratori di seminologia specializzati, capaci di valutare con altri test di funzionalità nemaspermica la frammentazione del DNA e l’apoptosi, specialmente prima di una procedura di fecondazione assistita.

Letteratura: WHO Laboratory manual for the examination and processing of the human semen, 5 edition Cooper, T.G. et al. Human Reproduction Update; 10:231-45

La Disfunzione Erettile non è più un Tabù e si può curare

Il 95% degli italiani, senza alcuna differenza tra maschi e femmine, conosce il deficit erettile (DE), mentre all’87% dei maschi è noto l’effetto benefico delle famose pillole dell’amore.
A differenza del passato sembra che la DE non venga vissuta più come un tabù, una patologia di cui vergognarsi, da vivere in silenzio come un “sintomo fisiologico dell’invecchiamento”.

Però si curano in pochi.Da una parte le indagini di mercato sembrano rassicurare, dall’altra una realtà molto diversa: dei tre milioni di soggetti maschi italiani che soffrono di deficit erettile si cura meno dell’20%. Per colmare questo gap, manca una vera comunicazione tra medico-paziente, medico-mezzi di informazione, aziende – medico, aziende – mezzi di informazione, mezzi di informazione-paziente, che incominci dal soggetto in difficoltà e sappia individuare e affrontare anche i disturbi di lei. Solo una nuova ed innovativa forma di comunicazione tra queste varie componenti potrà favorire quella armonia e tranquillità, necessaria per stimolare la discussione prima di tutto all’interno della coppia; la sfera psico-affettiva, di relazione. Infatti è difficile che questa intimità possa essere trasferita ad altri e quindi anche al medico, se non si intravede la necessaria tranquillità di affrontare e risolvere il problema.
Successivamente però il medico, l’andrologo, dovrà guadagnarsi la fiducia ascoltando e comprendendo le difficoltà e le ansie del problema sessuale, consigliando e suggerendo le soluzioni mediche più adeguate, anche personalizzando le singole terapie. Solo questo nuovo modo di comunicare potrà ridurre il divario tra chi si cura (pochi) e la molte persone che invece soffrono in silenzio.

Spesso la Disfunzione Erettile dipende da alterazioni organiche interessanti le arterie mentre nel 77% dei casi rappresenta una spia di temibili malattie quali ipertensione, ictus, diabete, costituendo un vero campanello di allarme per patologie cardiovascolari come l’infarto, che può verificarsi anche a distanza di 5 – 10 anni dall’insorgenza del disturbo sessuale.

Attenzione alle cattive abitudini come fumo, alcolici, droghe e sedentarietà ma anche alle stesse terapie farmacologiche con Psicofarmaci, Ormoni, Antipertensivi, Antiulcera e recentemente alla Finasteride, utilizzata da molti giovani contro la caduta dei capelli: nel 25% dei casi questi farmaci possono essere responsabili del deficit erettile. Quando invece alla DE si associa il calo del desiderio allora bisogna ipotizzare una riduzione dei livelli di testosterone (ipogonadismo) o un aumento della prolattina.

Infine le lesioni neurologiche. Esse si riscontrano a seguito di interventi chirurgici per tumori della prostata, vescica, retto, traumi spinali, malattia di Parkinson, Alzheimer, neuropatia periferica: tutti possono essere responsabili della disfunzione erettile in quanto determinano l’interruzione tra i centri nervosi, che controllano l’erezione, e il pene. Dinanzi a tutte queste problematiche, caricate spesso dall’ ansia e dal “timore di non riuscire”, risulta fondamentale il colloquio prima delle esecuzione di indagini strumentali per definire la diagnosi: quando si ipotizza una causa organica è necessario lo studio funzionale della vascolarizzazione arteriosa e venosa del pene mediante l’ecocolordoppler dinamico, dopo puntura intracavernosa di 10 microgrammi di prostaglandine E1. Nei casi dubbi, tra deficit erettile organico o psichico, si ricorre al Rigiscan , strumento in grado di registrare la frequenza e la qualità delle erezioni durante il sonno, per tre notti consecutive: la presenza di erezioni di buona qualità, escludono la causa organica. In ogni caso il primo consiglio terapeutico è la prescrizione di uno degli inibitori delle fosfodiesterasi 5, Cialis, Levitra o Viagra, da adattare al singolo caso, anche per dosaggio e modalità di somministrazione. Il supporto psicosessuologico è necessario soprattutto quando l’ ansia aggrava lo stesso problema sessuale, investendo entrambi i componenti della coppia.

Ma l’impotenza sessuale maschile può essere risolta anche in casi estremi, e cioè quando il sangue arterioso non raggiunge a sufficienza i corpi cavernosi, quando sia presente una lesione neurologica o un eccessivo incurvamento del pene, secondario a Induratio Penis Plastica con DE. In tutti questi casi la soluzione è rappresentata dall’impianto delle protesi peniene, dopo aver constatato che la puntura di prostaglandine sul pene, effettuata 10 minuti prima del rapporto sessuale, risulti insufficiente o non venga accettata dalla coppia. La nuova protesi idraulica tricomponente, (AMS 700 LGX ) consente il controllo dell’espansione in larghezza, fino al 50% e in lunghezza, per il 20%, riducendo al minimo gli effetti del “pene corto”, con elevata soddisfazione della coppia.

*Specialista Urologo e Andrologo, Clinica Urologica Genova *Presidente Associazione Andrologi Italiani

Concepimenti over40 a rischio anche per l’uomo

Dalla fine degli anni ’50 il ruolo della donna nella società è molto cambiato e l’età della prima gravidanza si è di molto procrastinata. Tuttavia la fertilità della donna comincia a ridursi dopo i 30 anni per la drastica riduzione di ovociti. L’età maschile rappresenta invece un punto di controversia tra gli studiosi, poiché nell’uomo si ha la produzione di spermatozoi fino a tarda età, mentre le alterazioni ormonali, che pure si verificano, non sembrano influenti.
La storia ricorda però padri attempati come Picasso, Charlie Chaplin, Anthony Quinn, Mike Bongiorno e Marlon Brando. Non c’è accordo neppure sui parametri seminali, alcuni sottolineano diminuzione della motilità, altri addirittura sostengono un aumento degli spermatozoi. (Bianca Kuhnert and Eberhard Niesschlag: Human Reproduction Update, Vol.10, No.4, pp.327-339, 2004).

Giunge comunque in aiuto il lavoro statistico comparso su Fertility and Sterilility nel Maggio 2006, nel quale, tra l’altro, sono stati analizzati i dati provenienti dal Registro Nazionale FIVET Francese (FIVNAT) ed in particolare l’età paterna di 1938 coppie sottoposte a PMA per sola indicazione tubarica, vale a dire casi in cui tutti gli altri fattori di sterilità, compreso appunto quello maschile, erano stati esclusi. Premessa quindi la normalità del liquido seminale, questo studio retrospettivo non solo ha confermato l’influenza negativa dell’età nella donna, ma ha dimostrato anche un netto aumento di fallimento riproduttivo nelle coppie con partner maschile “over 40” rispetto a quelle in cui l’età paterna era inferiore a 30 anni. Tale differenza si è dimostrata maggiormente evidente quando anche l’età femminile superava i 35 anni.

Possiamo quindi desumere che anche l’età dell’uomo potrebbe interferire sulla fertilità di coppia, ma non sono completamente noti i meccanismi che regolano il potere fecondante del maschio, per cui risulta ancora difficile stabilire i criteri entro i quali confinarne la reale fertilità. Con l’aumentare dell’età si sommano nel tempo fattori negativi per la fertilità (alcol, fumo, inquinamento ambientale e alimentare, ecc.) o patologie nocive per la funzionalità gonadica (varicocele, infezioni genitali, diabete, ipertensione e obesità).

Questi fattori di rischio intaccano le parti più sensibili degli spermatozoi, vale a dire il DNA e i Mitocondri. Tale aspetto è stato oggetto di un recente studio pubblicato nel 2010 su Human Reproduction dal quale si rileva un incremento di aborti precoci all’aumentare dell’età maschile, esito di un elevato tasso di frammentazione del DNA spermatico.

(Gideon A. Sartorius and Eberhard Niesschlag: Human Reproduction Update, Vol.16, No.1, pp.65-79, 2010).

È quindi chiaro come un semplice spermiogramma non è più sufficiente per valutare l’effetto negativo dell’età del maschio sulla capacità fecondante della coppia (ageing riproduttivo maschile). Oggi per gli uomini over 40 che si accingono a cercare un figlio è fondamentale approfondire in centri di andrologia specializzati il quadro seminale con la valutazione dell’anima dello spermatozo, vale a dire la frammentazione del DNA,e soprattutto della sua respirazione mitocondriale associata ad un attento studio morfologico computerizzato del colletto nemaspermico.