di: Stefano Eleuteri
L’attività sessuale è sicuramente considerata un aspetto fondamentale della vita nei giovani e negli adulti; nella terza età è invece stata considerata per lungo tempo un taboo.
Nonostante, infatti, la popolazione del mondo occidentale, soprattutto in Italia, sia composta in gran parte da ultra-sessantacinquenni, la nostra cultura è sicuramente considerabile “ageista”: tende cioè a valorizzare tutto ciò che è giovane e a discriminare gli anziani.
Rispetto alla sessualità questa concezione è stata a lungo tempo preponderante, con un diffuso stereotipo che la vedeva come di stretta pertinenza del giovane e dell’adulto ed una visione dell’anziano come “asessuato”, in quanto considerato non sessualmente attraente e non interessato a tali attività. Il sesso tra gli anziani veniva quindi interpretato come qualcosa di “disgustoso” o considerato semplicemente divertente e ridicolo.
Negli ultimi anni i comportamenti sessuali negli anziani hanno iniziato ad essere visti in modo maggiormente normativo.
Probabilmente ciò è dovuto anche all’allungamento generale dell’aspettativa di vita ed al maggior numero di persone anziane che non riportano grandi problemi di salute, ovvero al prolungamento dell’aspettativa della cosiddetta “vita attiva”.
Inoltre, lo sviluppo di farmaci specificamente indirizzati alle disfunzioni sessuali ha incrementato l’interesse per una fascia di popolazione prima del tutto esclusa dal “marketing del sesso”.
La sessualità nella terza età è stata quindi col tempo sganciata da questo aspetto di taboo e riconsiderata come connessa ad aspetti di salute: riduce la tensione, permette uno stato di vicinanza con l’altro, è basata più su aspetti “ricreativi” che “procreativi”.
Una regolare attività sessuale sembra contribuire infatti al benessere fisico e psicologico, riducendo anche i problemi di salute connessi all’invecchiamento.
Sicuramente l’attività sessuale nell’anziano presenta aspetti differenti rispetto all’età generativa, aspetti che sono stati considerati in alcune ricerche condotte, seppure scarsamente rappresentative. Sembra, ad esempio, che in questa fase la sessualità sia più connessa all’affettività e meno “prestazionale” (Fabrizi, Simonelli, 2002): alla fisiologica diminuzione della performance fisica si accompagna, infatti, un incremento dell’esperienza e della conoscenza di se stessi e degli altri, aspetti anch’essi fondamentali nel comportamento sessuale.
È emerso nella letteratura scientifica che in questa fase sia frequente una riduzione dell’interesse per il sesso negli anziani (Gott, Hinchliff, 2003) connessa a cause differenti: livello globale di salute, maggiore presenza di disfunzioni sessuali, problemi di ordine pratico.
Tuttavia, nei casi in cui avviene, questa diminuzione pare più connessa all’insorgenza di problematiche che ad aspetti puramente fisiologici (Taylor, Gosney, 2011): basti pensare che in una recente ricerca condotta negli Stati Uniti (Herbenick et al., 2010) è emerso come quasi metà degli uomini ultrasettantenni praticassero la masturbazione.
Questo sembra un chiaro indicatore della continuità dell’espressione sessuale durante tutto l’arco di vita: il desiderio e gli interessi sessuali si mantengono, infatti, lungo tutto il corso dell’esistenza e sono aspetti considerati sempre come molto importanti.
Le condizioni generali di salute (sia fisica che psicologica) sono uno dei fattori principali da considerare tra quelle che vanno a minare il benessere sessuale. E’ chiaramente emerso (DeLamater, 2012) come peggiori sono le condizioni di salute, minore è l’importanza che viene data all’attività sessuale.
Questo è vero per tutte le età, anche se sicuramente risulta più evidente nelle persone anziane. L’andropausa, la fase dello sviluppo sessuale che nell’uomo precede la terza età, comporta dei cambiamenti a livello genitale che, se non sempre coincidono con problemi sessuali, molto frequentemente necessitano un adattamento alle nuove necessità.
La sessualità in questi anni dipenderà molto dal modo in cui gli eventuali partner riusciranno ad adattarsi a queste nuove necessità; allo stesso modo avrà un influenza preponderante il grado di importanza che è stato dato alla sessualità nel corso della propria vita… alcune teorie psicologiche (Berger, 1996) suggeriscono, infatti, che ci sia sempre infatti una sorta di “continuità” nell’invecchiamento rispetto ai valori ed agli interessi.
Alcune malattie molto diffuse nella terza età (dislipidemia, ipertensione, diabete mellito, depressione…) sono importanti fattori di rischio nello sviluppo di disfunzioni sessuali. Tra gli uomini anziani il problema più diffuso è sicuramente la Disfunzione Erettile.
La capacità di mantenere l’erezione sicuramente diminuisce con l’avanzare dell’età.
E’ quindi evidente come tale disturbo sia maggiormente presente negli anziani.
Da ormai quindici anni sono stati tuttavia lanciati sul mercato farmaci appositi (gli inibitori della fosfodiesterasi) che possono essere prescritti per risolvere tali problematiche.
Problemi di ordine pratico, come la mancanza di un partner o scarsa salute del partner, sono invece tra le cause principali per la diminuzione dell’interesse verso il sesso nella terza età.
Anche l’istituzionalizzazione o l’impossibilità di avere una privacy con il proprio partner sono ostacoli al benessere sessuologico degli anziani.
Troppo spesso l’interesse sessuale degli anziani istituzionalizzati viene percepito come un problema comportamentale piuttosto che come l’espressione di un bisogno profondo che viene loro negato!
Sicuramente il pregiudizio dell’anziano “asessuato” crea la barriera più grande.
Da una parte gli stessi soggetti sono riluttanti, per imbarazzo dovuto alla cultura o magari proprio perché non percepiscono la sessualità come un loro diritto, a cercare un aiuto specialistico per risolvere problemi o anche semplicemente per discutere di dubbi rispetto ai cambiamenti del funzionamento sessuale, riconoscendo spesso al medico di medicina generale la maggiore expertise anche rispetto alla propria salute sessuale.
Allo stesso modo un professionista della salute, se non accuratamente formato, trova difficoltà a parlare di sesso con una persona anziana ed è meno predisposto ad indagare la sua storia sessuale o a proporre soluzioni quando emergono dei problemi in questa sfera.
Le persone anziane dovrebbero invece poter esercitare i propri diritti sessuali, consapevoli del benessere psico-sociale connesso alla sfera sessuo-affettiva in tutto l’arco di vita, e ricercare un aiuto specialistico con professionisti esperti nel settore sessuologico qualora si presentino difficoltà.
La senilità, una parte così lunga della nostra vita, potrebbe così essere vissuta più pienamente. Allo stesso modo è importante che i professionisti della salute e le società scientifiche facciano il massimo per modificare lo stereotipo che vede la sessualità solo come componente fondamentale della vita attiva, così che si tenga sempre in maggiore considerazione tale aspetto come importante lungo tutto l’arco di vita.