Nella storia della medicina, l’anatomo-fisiologia femminile è stata studiata prevalentemente in ordine agli aspetti riproduttivi. Questo atteggiamento culturale è derivato da un secolare pregiudizio ideologico circa il ruolo passivo della donna non solo nel concepimento ma anche durante la coabitazione sessuale. Anche se non mancano importanti riferimenti già negli scritti di Galeno di Pergamo (129–199 circa),dobbiamo arrivare alla metà del ‘900 per trovare una descrizione scientifica della fisiologia sessuale femminile. Accentriamo qui l’attenzione su un fenomeno, ancor meno studiato, sul quale si è focalizzato il nostro interesse per un confronto storico: l’emissione-ejezione di secreti in sede vestibolare durante la risposta sessuale. Il dato, in percentuale variabile (5%-10%?), è riscontrabile nelle donne, non solo in età fertile. Tale fenomeno deve esser distinto dall’umettamento genitale prodotto prevalentemente dal trasudato vaginale e dalla secrezione delle ghiandole vestibolari maggiori (o del Bartolini). La manifestazione, ancora poco nota anche ad esercenti la disciplina, veniva ritenuta occasionale o aneddotica e frequentemente imputata ad incontinenza urinaria. Nell’era del WEB, grazie alla raccolta di dati relativi alle descrizione di questa fenomenologia, si è acuita l’attenzione per l’interpretazione e la semeiologia clinica del reperto. Ciò anche in ragione del numero, impensabile sino a pochi anni or sono, di coloro che hanno descritto il sintomo. “Lei mi ha reso felice, io l’ho resa madre: siamo pari” (Elle m’a rendu heureux, je l’ai rendue mère: nous sommes quittes). Così scriveva Restif de La Bretonne (1734-1806).
Il suo pensiero compendia l’idea millenaria che l’uomo ha avuto del ruolo sessuale della donna.
La “gratificazione sessuale femminile” non è stata mai molto considerata dalla scienza medica e da una società maschilista in cui l’imperativo era dominato dalla soddisfazione del maschio e dal compito affidato alle mogli di far figli, crescerli, affinché il patrimonio della famiglia potesse essere trasmesso o, nei casi meno felici, perché quei figli rappresentassero altrettanta forza lavoro nelle mansioni agricole.
Con alterne vicende la condizione femminile non è molto cambiata per molti secoli.
Demostene (384-322 a.c.), sosteneva: “… per il piacere abbiamo le cortigiane, per accudirci ogni giorno le concubine, per darci figli legittimi ed essere guardiane fedeli della casa le spose”. Insomma, tre donne per ogni uomo con diverse funzioni a ciascheduna.
Ancora alla fine del ‘800 la medicina ufficiale non dimostrava alcun interesse per la sessualità femminile se non per contenerla o per “…. placare il furore uterino”.
Così infatti venivano definite le “femmine iperattive” che poi (sempre sbagliando) vennero chiamate “ninfomani” (Ernest Borneman 1915-1995).
Paolo Mantegazza (1831-1910), nella“Fisiologia del Piacere”, terza edizione, ancora nel 1910, scriveva: “Nella copula i due sessi si comportano in un modo diverso, quanto all’attività colla quale vi partecipano. La donna essendo quasi del tutto passiva può compire l’atto senza coscienza e quindi senza piacere, mentre l’uomo ha bisogno di tutta la sua energia”.
Mentre, come ha scritto Sergio Musitelli, la ricerca medica aveva già raggiunto con Gian Battista Morgagni (1682 –1771) la completa chiarificazione del ruolo della ghiandola prostatica nella fisiologia e patologia maschile, la comprensione del ruolo delle ghiandole parauretrali femminili, segnatamente nella peculiare fisiologia di cui trattiamo (“e.f. ” = “ejaculazione femminile”), è evento solo recente.
Cionondimeno, ancora nel 2003, nel testo “Le disfunzioni sessuali femminili”, redatto da autorevoli AA, non se ne rinviene menzione.
È indubbio che solo negli ultimi decenni si sia affrontato il tema della sessualità femminile secondo un ottica di osservazione scientifica e di ricerca finalmente scevra da altre considerazioni “culturali”.
Alla luce dei rilievi storici e dalle ricerche attuali, possiamo affermare che:
Il fenomeno della emissione di liquido uretrale femminile durante o all’acme della risposta sessuale, è stato descritto in passato più da testi divulgativi, aneddotici o da varia iconografia che da report scientifici.
Gli Autori ritengono che una maggior uniformità terminologica gioverebbe alle descrizioni ed alle misinterpretazioni del fenomeno stesso. Il termine stesso “ejaculazione” (fenomeno maschile), nel caso di specie, potrebbe, con profitto, esser sostituito con il lemma “emissione” (o ejezione). La c.d. “e.f.” è prodotta dalla secrezione ed emissione delle ghiandole parauretrali e intrauretrali, dopo idoneo stimolo erogeno tattile, prevalentemente esercitato in un’area corrispondente al III inferiore della parete vaginale anteriore ed in condizioni di buona compliance psicologica del soggetto.
Non si tratta di fenomeni di incontinenza urinaria (anche se possono esser occasionalmente presenti). Non è stata descritta in polluzioni spontanee notturne. La prevalenza del dato è variabile. Abbiamo motivo di credere, alla luce delle testimonianza che si vanno raccogliendo (alla voce “female ejaculation” si rilevano nel WEB circa 1.020.000 risultati), che il fenomeno sia sottostimato dalle ricerche mediche.
Non abbiamo reperito lavori, a parte quanto riportato da Pastor, che abbiano messo in evidenza la differenziazione del secreto delle ghiandole vestibolari minori da quello delle ghiandole di Skene durante i fenomeni di e.f. “et similia” e la conseguente chiara possibilità di differenziazione biochimica degli stessi.
Riteniamo che tale procedura, benché certo non facile, possa esser effettuata mediante preventiva obliterazione con catetere di Foley del meato uretrale. Ogni studio su questo tema non deve esser interpretato come un invito a ricercare il fenomeno, creando così nel pubblico le stesse conseguenze ansiogene, come avvenuto per la mitizzazione degli orgasmi multipli o dell’orgasmo sincrono, ma è un invito per una riflessione comparativa e fenomenologica. C’è coincidenza fra le descrizioni galeniche e le attuali risultanze.